Il Decreto Fiscale approvato dal Governo Meloni rende evidente – e perfino aggrava – ciò che avevamo detto fin dalla pomposa cerimonia di San Michele all’Adige di qualche settimana fa.
Quello non era un “Accordo”, ma una inconcepibile resa incondizionata sui principi della nostra Autonomia Finanziaria.
Per pochi spiccioli – molto meno di quelli annunciati ed elargiti tra l’altro come “ristoro” e non come riconoscimento del diritto di gettito arretrato – la Provincia ha accettato di rinunciare per il futuro ai nove decimi delle accise sui “prodotti energetici ivi consumati”, definizione che nel 2009 Dellai e Durnwalder ottennero non senza fatica con l’Accordo di Milano.
Ciò comporta la perdita futura di ingenti risorse finanziarie ma – soprattutto – mina alla radice uno dei principi della nostra Speciale Autonomia: la devoluzione dei nove decimi di “tutto” il gettito fiscale prodotto dal nostro territorio.
Questo principio conta molto di più di ogni obolo elettorale da parte di un “Governo Amico”: perché i Governi passano ma i principi autonomistici devono restare, a beneficio del futuro del Trentino e a garanzia della nostra libera determinazione nelle politiche più importanti per la nostra popolazione. Che non dipenderanno certo dalle promesse dei Ministri di Roma in passerella elettorale, ma dalla nostra capacità di ideare e sostenere gli interventi che competono ad una “Comunità Autonoma”.
Motivo in più – accanto a mille altri: la Sanità, la Scuola, l’Assistenza, il Lavoro, il libero autogoverno dei Comuni – per votare domenica prossima a favore del cambiamento della guida politica della Provincia. Dopo, sarà troppo tardi. E lamentarsi sarà del tutto inutile. Ci appelliamo a tutti i trentini di buon senso: non è ormai più solo questione di destra, sinistra o centro: cambiare la guida politica della Provincia è ormai condizione per fermare questo declino pericoloso.

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