Come tutta l’Europa, anche il Trentino deve fare i conti con i grandi processi migratori della nostra epoca.
E deve farlo con responsabilità e lucidità.
Esistono due aspetti che vanno affrontati.
Il primo (solitamente il più considerato nella cronaca quotidiana e nella polemica politica) riguarda l’accoglienza degli immigrati in fase di emergenza.
L’intensificarsi degli arrivi nel nostro Paese ha riportato questo aspetto ancor più al centro dell’attenzione.
Inutile fare come gli struzzi. Il problema riguarda anche noi e dobbiamo gestirlo nel migliore dei modi.
La Giunta Fugatti ha smantellato un sistema che funzionava, fondato sulla accoglienza diffusa, oggi invece scaricata esclusivamente sulle realtà urbane; sull’apporto di molte comunità locali e di molte realtà di volontariato; sulla predisposizione di servizi adeguati di “minima” integrazione anche nel periodo di prima ospitalità emergenziale.
I risultati di questa politica si vedono, purtroppo, nei fenomeni – anche di allarme sociale – che derivano dalla “non gestione” di questa presenza.
Occorre tornare rapidamente all’impostazione precedente, la sola che possa garantire dignità ed assieme sicurezza.
Il secondo aspetto, invece, non riguarda l’emergenza, ma la positiva gestione di un fenomeno ormai strutturale anche per la nostra Comunità.
Riguarda le migliaia di stranieri stabilmente residenti in Trentino ed in modo particolare i giovani delle seconde e terze generazioni di famiglie immigrate.
Si tratta di qualche migliaio di giovani, che rappresentano una risorsa di fondamentale importanza in una stagione di inverno demografico come quella che stiamo vivendo e che non finirà certo rapidamente.
A queste nuove risorse umane occorre offrire percorsi di piena integrazione, basati sul rispetto delle loro convinzioni religiose e culturali ed assieme sulla proposta dei nostri valori di democrazia, convivenza e rispetto dei diritti civili e sociali.
Circa duemila di questi “stranieri” ogni anno, del resto, acquisiscono la cittadinanza italiana e moltissimi di loro concorrono alla crescita sociale ed economica del Trentino.
Campobase intende impegnarsi, con questa logica, per superare i molti problemi anche amministrativi che essi incontrano.
Ci riferiamo alla lentezza dei pubblici poteri nella gestione delle pratiche di richiesta o rinnovo dei permessi di soggiorno, delle procedure per i ricongiungimenti familiari, delle istanze di ottenimento della cittadinanza o dello stesso asilo politico.
Si notano poi crescenti problemi nell’operato di importanti strutture provinciali (che hanno subito un serio depotenziamento in questi anni) come il CINFORMI.
E cadute di offerta di opportunità per l’apprendimento linguistico.
A questo si aggiunge – come per altre categorie di cittadini, come gli studenti – il problema sempre maggiore nel reperimento di alloggi a canone ragionevole.
Campobase crede che l’integrazione di questi “nuovi trentini” sia un investimento sul futuro della comunità; intende operare per evitare il rischio di separatezze e di potenziali conflitti sociali; darà il suo contributo per un Trentino capace di arricchire la sua tradizionale identità con l’apporto di queste nuove energie, delle quali abbiamo estremo bisogno.