Corre voce che il Presidente Fugatti stia pensando ad un Assessore “tecnico” per la Sanità.
Curioso che dopo il voto – che a larga maggioranza ha premiato la Giunta uscente, rieleggendo il Presidente e tutti i suoi assessori – si pensi a una soluzione di questo tipo.
Verrebbe da pensare che, allora, la continuità del “buon governo” sbandierata in campagna elettorale e ratificata dalla maggioranza di chi si è recato alle urne era solo uno slogan. Tanto che ora si va alla ricerca di un “tecnico” che metta rimedio al disastro.
E poi: cosa c’è di più “politico” del governo della sanità?
È o non è il bisogno primario dei cittadini, al quale un Governo dell’Autonomia deve corrispondere? Serve o no innanzitutto una “politica sanitaria” che fissi gli obiettivi, stanzi le risorse necessarie e costruisca strategie entro le quali i “tecnici” possano operare con la loro professionalità?
Di “tecnici” ne abbiamo già.
Abbiamo un Direttore Generale del Dipartimento (con tutta la sua sua struttura) e un Direttore Generale dell’Azienda Sanitaria (con tutta la sua struttura).
Abbiamo poi Primari, Medici, Infermieri ed ora anche una Facoltà di Medicina.
Ci mancano “tecnici”? No. Ci è mancata (e ci manca) una Politica per la Sanità e per le Politiche Sociali, che sappia ascoltare gli operatori e decidere secondo un disegno di società condiviso e avanzato, su questo come sugli altri campi di vitale interesse per la comunità.
Non è una mancanza alla quale si possa ovviare con una “foglia di fico”, per quanto tecnicamente autorevole..