I grandi carnivori

La Montagna Alpina, della quale il Trentino fa parte integrante, ha sempre vissuto in simbiosi con la Natura, pur con le evidenti difficoltà dovute ai cambiamenti dei modi di vivere e di lavorare.

Il valore della Biodiversità è insito nella visione delle genti di Montagna.

Sappiamo bene, quindi, che dobbiamo essere in armonia con la Natura e con le sue manifestazioni vegetali ed animali.

Sappiamo anche, però, che l’Ambiente Alpino è frutto di una convivenza, spesso difficile, ma non eludibile, tra la Natura e la vita concreta delle persone e delle Comunità. E che l’opera e la presenza dell’Uomo sono fondamentali.

Ciò vale, ad esempio, per la cura del territorio e per le opere di prevenzione delle calamità – soprattutto idrogeologiche – come l’esperienza antesignana del Trentino insegna, ma vale anche per il rapporto con la fauna selvatica.

Pensiamo in modo particolare alla funzione essenziale della nostra zootecnia di montagna, con l’alpeggio e con il suo rapporto inscindibile con il territorio.

Se i grandi carnivori, non gestiti adeguatamente, dovessero compromettere questa attività non sarebbe solo un danno economico, ma anche sociale, culturale, ambientale e paesaggistico. Un danno grave per la stessa identità e biodiversità del sistema alpino.

 

È sulla base di questa valutazione che Campobase affronta il tema dei Grandi Carnivori presenti in Trentino.

I Lupi sono arrivati da soli, contrariamente a quanto affermava l’attuale Presidente Fugatti parlando in Consiglio Provinciale dai banchi dell’opposizione.

Gli Orsi, invece, sono stati reintrodotti in Trentino con decisione definitiva ed operativa assunta nella Legislatura Provinciale 1993/1998 a guida del PATT, contrariamente a quanto affermano spesso gli esponenti della Lega.

Ma a Campobase non interessa la polemica pretestuosa, che pur sarebbe facile. Interessa la realtà dei fatti e la coerenza dei comportamenti e dei progetti di intervento per poter gestire queste presenze in maniera ragionevole e tale da garantire in primis la sicurezza delle persone e delle attività della Montagna.

La realtà dei fatti è che il Progetto Life Ursus è da qualche tempo privo di una adeguata gestione e che anche la presenza crescente di Lupi non trova risposte adeguate ed all’altezza dei problemi.

Per quanto riguarda gli Orsi, negli ultimi anni si sono diradate le iniziative di comunicazione e informazione ai residenti e ai visitatori sulle modalità di comportamento più adatte nelle zone interessate;

non sono state messe in campo le misure più elementari di cautela, come perfino la semplice sostituzione dei contenitori di compost con cassonetti “anti orso” allo scopo di disincentivare l’attrazione di animali confidenti;

il monitoraggio degli esemplari è del tutto precario (l’orsa responsabile dell’uccisione di Andrea Papi, pur censita come esemplare a rischio per i suoi comportamenti precedenti, era uscita dagli strumenti di controllo per esaurimento della batteria del radiocollare);

neppure è dato pubblicamente di sapere con certezza quanti esemplari stazionino sul nostro territorio e quanti siano sottoposti a monitoraggio (dalle informazioni rese pubbliche non ne risulta risulta nessuno);

le iniziative di rimozione di orsi confidenti o pericolosi non sono state intraprese.

Al contrario, dopo la tragedia di Caldes, abbiamo visto roboanti proclami (“elimineremo 70 orsi entro l’anno in corso”) e provvedimenti inconcludenti.

Per quanto riguarda i Lupi, è uscita qualche settimana fa una Ordinanza “spot” del Presidente della Provincia per l’abbattimento di “due” esemplari della Lessinia.

 

Eppure, nel Luglio del 2018 (durante l’ultimo periodo della Giunta Rossi) era stata approvata dal Consiglio Provinciale la Legge Provinciale 9/2018.

Questa Legge Provinciale è stata impugnata presso la Corte Costituzionale dal Governo Conte 1 (vice Presidenti Matteo Salvini e Luigi Di Maio), ma la Corte ha respinto il ricorso. Dunque la Legge valeva e vale pienamente.

Non servono molte parole: basta leggere il breve testo approvato nel luglio del 2018 dal Consiglio Provinciale. Lo riportiamo testualmente di seguito.

 

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LEGGE PROVINCIALE 11 luglio 2018, n. 9

Attuazione dell’articolo 16 della direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche: tutela del sistema alpicolturale

(b.u. 12 luglio 2018, n. 28, suppl. n. 4)

Art. 1

Misure di prevenzione e d’intervento concernenti i grandi carnivori ai fini della tutela del sistema alpicolturale provinciale

  1. Al fine di conservare il sistema alpicolturale del territorio montano provinciale il Presidente della Provincia, per proteggere le caratteristiche fauna e flora selvatiche e conservare gli habitat naturali, per prevenire danni gravi, specificatamente alle colture, all’allevamento, ai boschi, al patrimonio ittico, alle acque e ad altre forme di proprietà, per garantire l’interesse della sanità e della sicurezza pubblica o per altri motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, inclusi motivi di natura sociale o economica e motivi tali da comportare conseguenze positive di primaria importanza per l’ambiente, può, acquisito il parere dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, limitatamente alle specie Ursus arctos e Canis lupus, autorizzare il prelievo, la cattura o l’uccisione, a condizione che non esista un’altra soluzione valida e che il prelievo non pregiudichi il mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente della popolazione della specie interessata nella sua area di ripartizione naturale. La Giunta provinciale informa con tempestività il Consiglio provinciale in merito alle misure assunte. La Provincia autonoma di Trento assicura le informazioni necessarie all’adempimento degli obblighi di comunicazione dello Stato alla Commissione europea.

 

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In conclusione.

Le Leggi si possono e si devono migliorare, naturalmente. Ed è anche giusto richiamare le Autorità nazionali ed Europee ad una maggiore consapevolezza e ad una migliore previsione anche normativa.

Per esempio, va certamente sostenuta la proposta avanzata in sede europea di riclassificare – pur sempre nell’ambito della protezione – il livello di tutela per il Lupo, in quanto per questa specie non sembra più sussistere il rischio di estinzione.

Ma prima di tutto si dovrebbero applicare le Leggi esistenti, sia sul piano delle necessarie attività di prevenzione e di informazione, sia su quello degli interventi di cattura/uccisione di esemplari pericolosi o comunque dannosi (categoria, quest’ultima, introdotta qualche anno fa con l’ultima modifica del “Piano di Azione Interregionale per la Conservazione dell’Orso Bruno nelle Alpi Centro Orientali” ( PACOBACE).

E non si dovrebbe dimenticare che esiste sempre il potere del Presidente della Provincia di emanare Ordinanze contingibili ed urgenti in caso di pericolo per la pubblica incolumità, come da Statuto di Autonomia e come dallo stesso citato PACOBACE.

Sarebbe stato – e rimane – poi necessario predisporre le doverose attività tecniche e scientifiche per proporre un aggiornamento del Progetto Live Hursus (ivi compresa la questione della consistenza oggettivamente sostenibile di esemplari in base alla tipologia del territorio) e per elaborare piani organici di intervento per la presenza dei Lupi.

Nelle nostre strutture pubbliche ci sono esperti di grande valore e di grande competenza, i quali – anziché “silenziati” – andrebbero mobilitati per ricostruire una posizione più credibile, una narrazione più vera (all’interno ed all’esterno) ed una politica di gestione più efficace – e più sicura per la comunità – in questa materia.

Su questo, come su tanti altri temi, risulta evidente la differenza che esiste tra l’improvvisazione ed il Governo; tra le sparate e la gestione concreta dei problemi della Comunità.